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Il processo a Moggi e più in generale a tutti i protagonisti di Calciopoli, che si sta celebrando al Tribunale di Napoli, diventa giorno per giorno sempre più una bagarre e rimette in discussione tutte le presunte verità che nel 2006, forse troppo frettolosamente, hanno giustificato le pesanti squalifiche ai danni di Juventus in primis, ma anche di Milan, Fiorentina e Lazio.
In questo senso sono state importanti le dichiarazioni rese ieri davanti alla nona sezione del Tribunale partenopeo da Aurelio Auricchio, Tenente Colonnello dei carabinieri che all’epoca dei fatti condusse le indagini sul pallone italico.
In particolare, pungolato dalle domande della pubblica accusa, ma soprattutto dell’avvocato Prioreschi, difensore di Luciano Moggi, Auricchio non ha saputo dare delucidazioni in merito alle telefonate intercorse tra l’ex designatore Bergamo, Moratti e Facchetti.
Il Tenente Colonnello si è difeso dichiarando che tutte le chiamate intercettate sono state puntualmente riportate e quelle non riportate sono state compendiate, ma è evidente che nel sistema c’è stata una falla.
La difesa di Moggi ha sottolineato come, in un’intercettazione risalente alle 14:30 del 5 gennaio del 2005, Bergamo e la sua segretaria Maria Grazia Fazi colloquiano di telefonate intercorse proprio tra il designatore e il presidente dell’Inter, nelle quali si proferiva circa una cena organizzata con Facchetti per parlare di problematiche arbitrali.
Sempre alla Fazi, il successivo 29 marzo 2005 Bergamo, intercettato, racconta di ulteriori chiacchierate telefoniche con il patron nerazzurro. Telefonate di cui però non vi è traccia, mancanze a cui Auricchio non ha saputo dare spiegazioni.
Il Tenente Colonnello incalzato dall’avvocato Prioreschi ha ammesso che, nonostante i telefoni di Bergamo fossero tutti intercettati, è probabile che qualcosa possa essere sfuggito. A questo punto è logico sospettare che le indagini non siano state condotte, con volontà o per negligenza, in tutte le direzioni, ma abbiano colpito solo una faccia della medaglia, la parte probabilmente più esposta e cioè la Juventus.
Dalle parole di Auricchio, che da eminente accusatore di Luciano Moggi rischia di diventare il suo più grande difensore, sono emerse anche altre verità. Il rappresentante delle forze dell’ordine ha infatti ammesso che le risultanze delle intercettazioni non venivano confrontate direttamente sul campo, ma semplicemente gli investigatori si limitavano a leggere le cronache delle partite e i tabellini sui giornali per verificare l’esattezza delle parole scippate agli ignari interlocutori telefonici.
In pratica, nessun agente veniva inviato negli stadi a studiare al meglio le situazioni sospette, ma ci si accontentava dei giudizi giornalistici per avvalorare o meno le intercettazioni. Un modus operandi che lascia di stucco e che non può basarsi su articoli di giornale.
Infine sempre ieri, durante l’udienza, è emersa la stretta amicizia tra Auricchio e l’ex dg della Roma e attuale collaboratore di Fabio Capello, Franco Baldini. Auricchio ha negato di aver rivelato all’epoca dei fatti a Baldini dell’indagine su Calciopoli.
Come ha fatto notare l’avvocato di Moggi, tuttavia, nell’ottobre del 2004 proprio l’ex dirigente giallorosso avrebbe chiamato Antonelli, ex ad del Torino, per rivelargli che il colonnello Auricchio stava portando avanti un’inchiesta sul calcio. Quest’ultimo avrebbe poi incontrato successivamente e personalmente Antonelli.
Modificato da KoKi il 13/06/2011 05:21:25
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