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Campionato rimandato a data da destinarsi. In Argentina si doveva ripartire con il campionato Apertura il 14 agosto, alla caccia del Velez campione in carica. Invece niente, tutti i campionati professionistici sono sospesi fino alla risoluzione del problema dell'indebitamento dei club. La decisione è stata presa dall'assemblea dell'Afa, la federcalcio argentina, all'unaninimità, di fronte a una situazione economica che definire pericolante è riduttivo.
La gran parte dei club, partendo da Boca Juniors e River Plate, hanno debiti in due direzioni: da una parte stipendi non pagati ai giocatori (una cifra vicina agli otto milioni di euro), dall'altra debiti col fisco (e qui sfondiamo facilmente il muro dei 40 milioni di euro). Cifre che potrebbero essere considerate di piccola entità in Europa, ma vanno considerate nel contesto argentino. "Se avvessimo approvato l'inizio dei tornei, entro due mesi i problemi dell'indebitamento dei club si sarebbero ripresentati", ha detto il presidente della Afa, Julio Grondona. Si spiegano con questa crisi, che peraltro va avanti da anni, alcuni grandi affari delle società europee, che hanno portato via a prezzi di saldo le stelle argentine. E si spiega così l'impoverimento cronico del campionato.
"Dobbiamo trovare soluzioni definitive, e proprio per questa ragione l'Afa punta a incassare dalla televisione cifre in linea con lo spettacolo che offre il nostro calcio", ha sottolineato Grondona, da trent'anni alla guida, fra scandali e polemiche, del calcio argentino. Ora, lo stop pare innanzitutto una mossa nel bracio di ferro coi network televisivi, a cui si chiede un netto aumento delle cifre per i diritti tv, in modo da mettere una pezza ai buchi nei conti. Impossibile, in Argentina, escludere dai tornei le squadre non in regola con i pagamenti. Per un duplice motivo: ne resterebbero poche in corsa, e si rischierebbero seri problemi di ordine pubblico. A testimoniare come il clima sia incadescente anche solo dopo il rinvio, l'episodio di ieri sera.
Poco dopo la decisione della federazione, un centinaio di persone hanno attaccato a colpi di pietre e di bombe carta la sede dell'Afa, situata a pochi isolati dal centro di Buenos Aires. Un attacco congiunto di vari gruppi ultrà che, a differenza di quanto accade di solito, non portavano segni di riconoscimento. Cori contro Grondona ("Ladro") e qualche finestra rotta: episodio di violenza minore, in un paese in cui ancora spesso si muore per il pallone, ma è un segnale preoccupante.
E se la stessa cosa dovesse succedere a breve in Europa, dove la situazione non è delle migliori (vedi i debiti dei grandi club inglesi)?
E se per un anno si fermasse il calcio? Cosa succederebbe?
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