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Ed intanto anche gli inquirenti confermano la ragione del pestaggio:
Ma cos’è che ha scatenato azioni tanto violente? Vicenda ricostruita dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco, agli ordini del capitano Pierluigi Buonomo: all’esterno del locale c’è una giostrina, un bambino viene cacciato dal padre di un altro bambino. Azione poco edificante per un adulto, protagonista Salvatore Romano, ritenuto dalla Dda di Napoli capoclan di Cercola, meglio noto come «Tore ’a carogna». Il piccolo incidente degenera, assume una piega sanguinaria, secondo le indagini della Dda dell’aggiunto Rosario Cantelmo. Già perché il padre e lo zio del piccolo allontanato dalla giostra escono all’esterno del ristorante e chiedono spiegazioni.
Due persone perbene e incensurate (che poi denunceranno le aggressioni e che oggi chiedono condanne esemplari), che si limitano a mettere pace, magari usando modi spicci pur di consentire al ragazzino di tornare a utilizzare i giochi del locale. Forse una frase di troppo scatena il pestaggio: «Quelle giostre sono di tutti - dice il padre del piccolo - mica sono vostre». Troppo per uno degli eredi dei Sarno - spiega il gip Terzi - ferito nel suo amor proprio. Scatta la vendetta.
La «bestia ferita» dei Sarno - parole degli inquirenti - torna in azione, con l’obiettivo di riaffermare in modo plateale la propria sovranità. Romano però non si muove da solo. Chiama i rinforzi, evidentemente incapace di risolvere un banale litigio con le proprie forze. Nella sala ristorante entrano in sei: in due brandiscono pistole, un altro ha un casco tra le mani. Calci, pugni, fendenti contro il padre del ragazzino allontanato dalle giostre, mentre il clan si accanisce anche con un secondo avventore, uno che con la storia delle giostre non c’entra niente. Ancora urla, bestemmie, tanta paura.
Tutti fuori, tutti in fuga. Non passa inosservata la sagoma di uno dei camerieri (che ai pm dirà di non ricordare alcunché), che si gode impalato al centro della sala lo show dei picchiatori. Scrive il gip Terzi: «Tutto avviene mentre un ineffabile cameriere osserva la scena con la vuota indifferenza dei conniventi e lascia che i sei guadagnino indisturbati l’uscita, non senza aver prima razziato il portafogli di un cliente e minacciato la cassiera con un’arma». Tranquilla domenica di paura a Cercola, pochi chilometri da Napoli, che nessuno ha avuto il coraggio di raccontare, in uno scenario segnato da omertà, rassegnazione, connivenza.
Tanto che la Procura denuncia la proprietaria del locale e il cameriere, lo stesso che resta inchiodato a guardare il pestaggio e che viene immortalato nell’ultimo fermo immagine del film finito agli atti: il cameriere si prende cura di Salvatore Romano, avvicina la mano alla guancia del presunto boss per sincerarsi che sul volto di «Tore ’a carogna» non ci siano graffi dopo l’eroico pestaggio di due persone inermi.
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