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Leggete come si è giustificato uno degli indagati all'interrogatorio di ieri:
Marea Nera, la difesa di Schiavone: Percolato, meglio a mare che nei campi
L'ingegnere responsabile del ciclo acque per la Regione: ''Scelte in buona fede in un momento di crisi, non sapevamo cosa fare''
NAPOLI - Quanto è emerso dall' interrogatorio di garanzia dell'ingegner Generoso Schiavone, responsabile del ciclo delle acque per la Regione Campania, arrestato venerdì scorso nell'ambito dell'inchiesta sullo sversamento in mare del percolato prodotto dalle discariche, ci dà l'esatta misura di quanto sia assurda e a tratti incredibile la realtà della Campania. Schiavone, figura centrale dell'inchiesta, assistito dal suo legale, avvocato Giuseppe Caruso, ha risposto per circa quattro ore alle domande dei magistrati. In particolare il dirigente regionale ha sostenuto che lo sversamento del percolato nei depuratori, da cui poi i liquidi tossici finivano in mare senza alcun trattamento è stata una scelta obbligata in un momento in cui le discariche erano in tilt per le enormi quantità di rifiuti e non si sapeva cosa fare delle tonnellate di percolato prodotte.
Piuttosto che rischiare l'inquinamento di campi e falde acquifere, è la linea difensiva dell'ingegner Schiavone, si è preferito portare i liquami ai depuratori, che a giudizio del dirigente arrestato avevano comunque la capacità di smaltirli, non si sa in nome di quale perizia, visto che poi le cose andavano ben diversamente.
I tempi ristretti e la gravità della situazione hanno indotto l'indagato a superare il dato formale voluto dalla normativa e a prendere una decisione empirica quanto straordinaria. L'avvocato Caruso ha depositato un'istanza di revoca o sostituzione della misura cautelare, su cui il gip deciderà entro venerdì.
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