|
|
Apprezzo molto la tua critica jdipik. Ne tengo conto, nel frattempo ti posto un altro racconto, stavolta però è tratto da una mia esperienza reale, riassume un po' quel che è la mia vita a livello scolastico e il mio modo di essere... idiota.
ASSEMBLEA D’ISTITUTO
Era una mattina come le altre, mi alzai alle sette meno un quarto per lavarmi, vestirmi e andare a scuola. Quel giorno era giorno di assemblea, dunque niente lezioni, presi lo zaino (che non mi serviva a nulla, ma me ne accorsi troppo tardi) alle otto meno un quarto e fuggii, era la prima assemblea dell’anno e la mia prima assemblea in assoluto, ci avevano illustrato pochi giorni prima il programma dell’assemblea, tra gli ordine del giorno spiccava uno della massima importanza, ma allo stesso tempo mieteva terrore nei cuori di noi poveri ragazzi delle prime: l’elezione di Miss e Mister Matricola.
Ebbene sì, i ragazzi più grandi dovevano votare il loro “primino” e la loro “primina” preferiti.
Ci avevano detto che ci avrebbero fatto sfilare come modelli, ma non fu così... fu molto peggio!
Sono entrato in classe e i miei compagni chiedevano se avessi sfilato, io non ci trovavo nulla di male e risposi di sì, tutti gli altri si vergognavano.
L’assemblea comincia solitamente nella seconda ora, alle nove e dieci cominciò così il mio incubo... tutto era normale, si discutevano prima le tematiche più importanti, eravamo sotto la pioggia e così ci rincasammo dentro, nel piano rialzato, un piccolo spazio dove tutte le voci rimbombavano, lì incomincia la mia fortuna, qualcuno di buon cuore ha deciso di “suggerire” come candidato numero uno alla carica di “Mister Matricola” proprio me. Iniziarono i cori, gli applausi... la rappresentante, Demetra, una ragazza niente male con la sua voce così carina, così dolce e il suo bellissimo sorriso lesse l’appello di tutte le prime, il mio nome l’avrà detto si o no un millecinquecento volte seguito da millecinquecento cori e innumerevoli applausi di cui non capivo il senso, non avevo fatto nulla e mi trovavo aizzato e incoraggiato da una folla di cui non conoscevo quasi nessuno, Enrica assistiva alla scena seduta accanto all’altra rappresentante, Sarah. Sarah era leggermenta più carina di Demetra, era bionda e un sorriso molto caloroso e incoraggiante. Enrica si alzò, aveva una grande chioma rossa in testa e per questo si faceva chiamare “La rossa relativa”, durante uno dei millecinquecento cori mi si avvicinò per canzonarmi. Mi disse: “Il mondo è tuo!”, io non sapevo di che farmene di quel mio mondo, accennai un sorriso e passai così tutta la mattina, mi fu chiesto di salire sul “palco” che in realtà era un semplice banchetto che era stato preso da una classe accanto su cui era posta una cassa acustica e la rappresentante in piedi, mi ritrovai sommerso di applausi mentre ero di fianco a Sarah e Demetra, dal banco si vedeva una folla che riempiva tutto il corridoio e che applaudiva non so perchè e non so come, mi ritrovai al centro tra queste due belle ragazze e vidi tutta la folla che chiamava a gran voce “Costantino uno di noi!”, i ragazzi facevano baccano e io ero il “caprone” espiatoio. Quando giunse il momento delle votazioni tutti mi avevano assicurato il loro voto e alcuni addirittura volevano truccare i voti, non mi opposi e mi rassegnai, quel titolo così stupido, così insignificante dovevo aggiudicarmelo io e non c’erano scuse, la presa per il c**o andava proprio a me, da vero minchione qual’ero.
Al momento dello spoglio ci furono risate a non si dire per colpa di Demetra che non sapeva pronunciare il cognome di un ragazzo correttamente, ma non vinsi io il titolo con mia grande sorpresa e aggiungerei anche con mia grande fortuna! I vincintori furono Dennis e Iole, due bei ragazzi. Dennis era alto, capelli alzati e fisico discreto, era leggermente alto e una voce da grande uomo. Iole era bionda, flessibile, durante le ore di Educazione Fisica dava il meglio di sè, non era per niente male. Quando l’assemblea fu sciolta, corsi verso l’uscita e me ne andai, prima di andarmene discussi con qualcuno.
Mi dissero:“Costantinooooo, non hai vinto!! Peccato.”
Io dissi: “Sai quanto mi importa!”
Non mi interessava quasi niente ma confesso di essere stato un po’ deluso. Ma il bello arrivò alla fine quando un ragazzo biondo scuro, basso in felpa nera mi disse prima di uscire: “Costantino, sei un minchione!”. Poi ce ne fu un altro, più grande... doveva avere un 16 anni fisicamente, ma di testa mi accorsi ben presto che ne aveva si e no un 2 annetti.
Mi disse: “Sei babbo!”. Pensai a delle parole che lessi in un libro: “Li sperti fanno li sperti e li babbi fannu li fatti.”, erano in siciliano strettissimo e io ci ripensai: “I grandi uomini fanno i grandi uomini e gli stupidi fanno i fatti”. Non gli diedi conto, mi avviai verso l’uscita, salutai il bidello e, non appena uscito da scuola, mi incamminai verso casa.
|