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Svaghi di un adolescente!
Utenti online sul forum: ndooosda

Svaghi di un adolescente!

Autore: Netum Magnum -
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Mi piace questo titolo, a me piace (come alcuni già sapranno) scrivere. Mi svago così! E ultimamente mi vengono in mente racconti molto profondi, legati sempre a un qualcosa di infantile, io non vedo nulla di eccezionale ma spero che vi piaccia questo primo racconto che vi voglio presentare e se vorrete ne avrò altri. Non sono altro che semplici passatempi, fatti bene ma sempre per passatempo. SBAGLIANDO S'IMPARA Giovanni era uscito con piacere dalla scuola, al termine degli studi, aveva lasciato la scuola in quinta elementare, ma, mentre gli altri suoi compagni andavano a lavorare per i nonni, zii, parenti, lui andava in piazza a sparare qualche "bummitta" coi suoi coetanei, passarono in fretta quegli anni e così, si trovò a 21 anni in una cella del Cavadonna di Siracusa, dopo che aveva tentato un giro di banconote false. L'avevano messo dentro per 4 anni, una stupidaggine per qualunque detenuto ma non lo era per Giovanni! Era stato privato della libertà e lui non si sentiva bene in quello spazio angusto e quasi rimpiangeva i "bei momenti" in piazza con gli amici, condivideva la cella con un detenuto condannato per omicidio, lui doveva farsene 30 e si era subito pentito, dunque era preso in giro dagli altri detenuti, i soliti figoni che si credono di poter fare ciò che vogliono, Giovanni ascoltava i racconti di Tullio con attenzione, ma anche di più... con ammirazione. Aveva deciso che lui che avrebbe potuto, dopo essere uscito avrebbe ricominciato ex novo. Innanzitutto cercando un lavoro, aveva sempre creduto che la scuola fosse una stupidata, diceva sempre: "Studiate per essere disoccupati, vi ammalate... prendete la gobba su quelle scomode sedie e miopi a furia di leggere." - poi continuava- "godetevi la vita, venite in bicicletta, tanto sarete disoccupati lo stesso". Adesso aveva pensato di diplomarsi, in un anno avrebbe ottenuto un diplomino niente male in qualche tecnico, così in cella, nel tempo libero studiava, non divenne miope e neanche gobbo ma un sorriso gli illuminava il volto, ancora giovane. A 25 anni uscì, con un diploma e senza nulla... tornò a casa propria che trovò mal ridotta e spolverò, aveva sempre odiato i lavori di casa ma qui fece un eccezione. Ma cosa succede? Un tizio bussa alla porta, sono Gigi e Alessandro, i suoi due amici che si presentano con una cassa di birra fresca e festeggiano la sua uscita. Giovanni non era solo e pensava alle parole del suo compagno di cella: "La vita è una sola, io dovrò spenderla tra queste mura ma tu hai la possibilità di rifarti, fai che la tua vita sia d'esempio agli altri. Puoi ancora farcela!". Queste parole gli sobbalzavano in testa, Giovanni cominciò a pensare davvero che l'ambiente ideale sarebbe stata la scuola, volle fare il bidello a tutti i costi e quel pensiero lo faceva ridere pensando ai ricordi di quando, con gli amici, si appostava all'ingresso del liceo per pigliare per il c**o coloro che entravano. Il concorso diede i suoi frutti, ma adesso... i ragazzi lo snobbavano, forse per il suo passato e lui si dovette avvicinare per parlargli, in un primo momento i ragazzi continuavano a fumare ma dopo un po' iniziarono ad ascoltare, forse anche per non voler entrare in classe ma i racconti di Giovanni interessavano, gli errori che aveva fatto non voleva che fossero stati commessi anche da altri, si ritrovava di nuovo al principio, la scuola che aveva tanto odiato adesso gli dava anche il lavoro come "maestro di vita", a 32 anni Giovanni ci ha lasciati per un improvviso tumore al cervello, ha passato gli ultimi 2 giorni della sua circondato dai suoi ragazzi, gli ricordavano la sua adolescenza, con gli amici in piazza e anche gli anni passati a scuola per cercare di salvare la vita di qualche giovane, la prigione era solo un cattivo ricordo oramai, la sua vita ha avuto un senso e ha dato senso alla vita di quei giovani a cui Giovanni aveva dato dei valori a cui appoggiarsi sulla base del "Sbagliando s'impara." Fatemi sapere che ne pensate!

Autore: Ross! -
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napoli

Non mi permetto di giudicare il tuo racconto, ma certo che prima di dire che cio che fai è ben fatto, dovresti ascoltare il parere degli altri. Traquillo, tanto sbagliando si impara :p :p

Modificato da ross! il 03/16/2012 06:37:41

Autore: Netum Magnum -
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FATTI BENE a mio modo di vedere. Fatti bene nel senso che sono tratti dal meglio che io so fare, nel senso che, sebbene si tratti di passatempi ci tenevo a farli bene. Non è pura autocelebrazione. Capisco che io possa essere stato e sono ancora un grande presuntuosone ma non è che alla prima occasione si possa dire che io sia tale. Il senso della frase spiega tutto e poi, come si fa a chiedere un parere agli altri, se poi ho già il mio parere. Dato che il giudizio te l'ho chiesto io e lo vorrei io lo puoi benissimo dare! Non è richiesto il tuo "Non mi permetto" da persona onesta. Ciao ross, scusa per i toni però cavolo... certe cose mi fanno imbestialire! Vi impuntate!!!

Modificato da Netum Magnum il 03/16/2012 14:37:30

Autore: Edomagno22 -
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Torino

Bè, il racconto è scritto bene ma è molto stringato...passi da bambino a 25 anni a 32 con niente in mezzo e questo rovina un po' la storia. Se vuoi fare racconti brevi non puoi parlare di un'intera vita...altrimenti devi allungare... Cmq è un buonissimo inizio...magari scrivessi anch'io così...

Autore: Ross! -
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napoli

Netum, il mio "non mi permetto non è da persona "onesta", ma da uno che sa che di racconti ( non essendo un gran lettore), non ne capisce un cavolo. Fatti bene nel senso che sono tratti dal meglio che io so fare, nel senso che, sebbene si tratti di passatempi ci tenevo a farli bene. Fatti bene significa: "Fatti bene". Se cosi non fosse avresti potuto usare parole più adatte. Capisco che io possa essere stato e sono ancora un grande presuntuosone ma non è che alla prima occasione si possa dire che io sia tale. Il senso della frase spiega tutto e poi, come si fa a chiedere un parere agli altri, se poi ho già il mio parere. Il mio era più un consiglio che una critica, ma guardando la tua risposta... Se non è presunzione questa? Visto che ti interessa il mio parere... Il raccondo è molto semplice, forse un po' piatto. Non ci sono risvolti inaspettati ne nulla che ti intrighi nella lettura, un racconto più lungo, scritto in questo modo anoierebbe subito. Il tuo modo di scrivere è piacevole, ma credo manchi qualcosa. Ciao ross, scusa per i toni però cavolo... certe cose mi fanno imbestialire! Vi impuntate!!! Netum, ti capisco, succede anche a me. Sopratutto con la presunzione.

Modificato da ross! il 03/17/2012 12:23:27

Il messaggio è stato eliminato.

Autore: Hypno -
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Ovunque

visto il titolo del post pensavo si trattasse di auto erotismo.

Autore: jdipik* -
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Il racconto non mi piace. La morale può essere interessante, anche se non proprio originale, e sicuramente utile per fare degli esperimenti di scrittura. Ma purtroppo è proprio questa che viene a mancare. Un esempio. Da quando il protagonista ha vinto il concorso alla fine del racconto non c'è più un punto, solo virgole, tanto che si arriva alla fine quasi senza fiato e senza rendersi conto di cosa è successo in quei 7 anni. Poi ma anche all'inizio il fatto di aver messo Giovanni a condividere la cella con uno condannato all'ergastolo per omicidio mi sembra una forzatura troppo stucchevole. Mi spiego. Credo (e spero) che nella realtà il carcere sia organizzato in maniera tale da creare un equilibrio di reati tra strutture, bracci e celle per ovvie ragioni. Quindi l'errore secondo me è che bisogna documentarsi un minimo prima di scrivere qualcosa specie se si tratta di "cronaca". In alternativa potresti dedicarti al genere fantastico (fantasy, fiabe, favole, ecc) ma in quel caso dovresti fare attenzione all'essere coerente con quanto decidi dall'inizio alla fine. Insomma se vuoi scrivere racconti devi farlo in maniera strutturata e non di getto.

Autore: Netum Magnum -
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Apprezzo molto la tua critica jdipik. Ne tengo conto, nel frattempo ti posto un altro racconto, stavolta però è tratto da una mia esperienza reale, riassume un po' quel che è la mia vita a livello scolastico e il mio modo di essere... idiota. ASSEMBLEA D’ISTITUTO Era una mattina come le altre, mi alzai alle sette meno un quarto per lavarmi, vestirmi e andare a scuola. Quel giorno era giorno di assemblea, dunque niente lezioni, presi lo zaino (che non mi serviva a nulla, ma me ne accorsi troppo tardi) alle otto meno un quarto e fuggii, era la prima assemblea dell’anno e la mia prima assemblea in assoluto, ci avevano illustrato pochi giorni prima il programma dell’assemblea, tra gli ordine del giorno spiccava uno della massima importanza, ma allo stesso tempo mieteva terrore nei cuori di noi poveri ragazzi delle prime: l’elezione di Miss e Mister Matricola. Ebbene sì, i ragazzi più grandi dovevano votare il loro “primino” e la loro “primina” preferiti. Ci avevano detto che ci avrebbero fatto sfilare come modelli, ma non fu così... fu molto peggio! Sono entrato in classe e i miei compagni chiedevano se avessi sfilato, io non ci trovavo nulla di male e risposi di sì, tutti gli altri si vergognavano. L’assemblea comincia solitamente nella seconda ora, alle nove e dieci cominciò così il mio incubo... tutto era normale, si discutevano prima le tematiche più importanti, eravamo sotto la pioggia e così ci rincasammo dentro, nel piano rialzato, un piccolo spazio dove tutte le voci rimbombavano, lì incomincia la mia fortuna, qualcuno di buon cuore ha deciso di “suggerire” come candidato numero uno alla carica di “Mister Matricola” proprio me. Iniziarono i cori, gli applausi... la rappresentante, Demetra, una ragazza niente male con la sua voce così carina, così dolce e il suo bellissimo sorriso lesse l’appello di tutte le prime, il mio nome l’avrà detto si o no un millecinquecento volte seguito da millecinquecento cori e innumerevoli applausi di cui non capivo il senso, non avevo fatto nulla e mi trovavo aizzato e incoraggiato da una folla di cui non conoscevo quasi nessuno, Enrica assistiva alla scena seduta accanto all’altra rappresentante, Sarah. Sarah era leggermenta più carina di Demetra, era bionda e un sorriso molto caloroso e incoraggiante. Enrica si alzò, aveva una grande chioma rossa in testa e per questo si faceva chiamare “La rossa relativa”, durante uno dei millecinquecento cori mi si avvicinò per canzonarmi. Mi disse: “Il mondo è tuo!”, io non sapevo di che farmene di quel mio mondo, accennai un sorriso e passai così tutta la mattina, mi fu chiesto di salire sul “palco” che in realtà era un semplice banchetto che era stato preso da una classe accanto su cui era posta una cassa acustica e la rappresentante in piedi, mi ritrovai sommerso di applausi mentre ero di fianco a Sarah e Demetra, dal banco si vedeva una folla che riempiva tutto il corridoio e che applaudiva non so perchè e non so come, mi ritrovai al centro tra queste due belle ragazze e vidi tutta la folla che chiamava a gran voce “Costantino uno di noi!”, i ragazzi facevano baccano e io ero il “caprone” espiatoio. Quando giunse il momento delle votazioni tutti mi avevano assicurato il loro voto e alcuni addirittura volevano truccare i voti, non mi opposi e mi rassegnai, quel titolo così stupido, così insignificante dovevo aggiudicarmelo io e non c’erano scuse, la presa per il c**o andava proprio a me, da vero minchione qual’ero. Al momento dello spoglio ci furono risate a non si dire per colpa di Demetra che non sapeva pronunciare il cognome di un ragazzo correttamente, ma non vinsi io il titolo con mia grande sorpresa e aggiungerei anche con mia grande fortuna! I vincintori furono Dennis e Iole, due bei ragazzi. Dennis era alto, capelli alzati e fisico discreto, era leggermente alto e una voce da grande uomo. Iole era bionda, flessibile, durante le ore di Educazione Fisica dava il meglio di sè, non era per niente male. Quando l’assemblea fu sciolta, corsi verso l’uscita e me ne andai, prima di andarmene discussi con qualcuno. Mi dissero:“Costantinooooo, non hai vinto!! Peccato.” Io dissi: “Sai quanto mi importa!” Non mi interessava quasi niente ma confesso di essere stato un po’ deluso. Ma il bello arrivò alla fine quando un ragazzo biondo scuro, basso in felpa nera mi disse prima di uscire: “Costantino, sei un minchione!”. Poi ce ne fu un altro, più grande... doveva avere un 16 anni fisicamente, ma di testa mi accorsi ben presto che ne aveva si e no un 2 annetti. Mi disse: “Sei babbo!”. Pensai a delle parole che lessi in un libro: “Li sperti fanno li sperti e li babbi fannu li fatti.”, erano in siciliano strettissimo e io ci ripensai: “I grandi uomini fanno i grandi uomini e gli stupidi fanno i fatti”. Non gli diedi conto, mi avviai verso l’uscita, salutai il bidello e, non appena uscito da scuola, mi incamminai verso casa.

Autore: jdipik* -
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roma

Sinceramente? Non lo leggerò. Non piacendomi il tuo modo di scrivere (con cognizione di causa avendo letto alcuni tuoi scritti) e non avendo ne gli strumenti ne la voglia lascio la mano a chi se la sente. Chiariamoci non è contro di te ma è a favore del mio tempo dove il poco spazio che riesco a trovare alla lettura preferisco dedicarlo ad un altro tipo di materiale. Poi se ti può essere utile esistono dei siti o forum (amatoriali aspetterei per quelli professionali) appositi dove ci sono persone preparate che invece amano, per passione, leggere e aiutare i nuovi (o anche improvvisati) autori. In bocca a lupo.

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