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calcio

Un calciatore su tre è depresso


tommasi damiano tommasi



C'è un lato dei calciatori invidiato dai più: un lavoro divertente, bei soldoni, bella vita, belle donne. Ma c'è anche un lato più oscuro, che pochi conoscono e che uno studio effettuato dal sindacato mondiale dei calciatori (FifPro) ha portato alla luce.
 
Il verdetto è spaventoso: un giocatore su tre soffre di depressione. Sono stati analizzati i casi di 607 atleti in attività e 219 ritirati (per un totale di 826 elementi): il 38% ha dichiarato di soffrirne, il 35% di averne sofferto. Altri dati destano preoccupazione: il 23% degli intervistati ha disturbi legati al sonno, mentre il 28% paga le conseguenze dell'abuso di alcol.
 
L'Italia non figura tra i Paesi presi in considerazione dallo studio, così come l'Inghilterra e la Germania. Tra gli 11 Stati figurano invece Francia e Spagna, oltre a Belgio, Cile, Finlandia, Giappone, Norvegia, Paraguay, Perù, Svezia e Svizzera.
 
Damiano Tommasi, presidente del sindacato calciatori (Aic), che la vita del giocatore la conosce bene, ha lanciato l'allarme dalle colonne del Corriere della Sera, ma non punta il dito solamente contro lo sport più amato dagli italiani: "Uno su tre è tanto, non so se in Italia la situazione sia migliore. Ma al di là dei numeri si tratta spesso di vite al limite, con grandi pressioni, in cui si passa dall’essere qualcuno a sentirsi una nullità. Noi cerchiamo di lavorare con le società su questo, ma anche il nucleo familiare gioca un ruolo chiave. Si ragiona sempre e solo sugli stipendi, però dietro ai personaggi ci sono le persone, che magari fin dall’adolescenza hanno sacrificato tutto allo sport. Un Azzurro molto importante mi ha detto tre anni fa: 'Un calciatore non ha diritto neanche di essere triste...'. Le dinamiche personali, come per tutti, non sono solo quelle legate al lavoro".
 
Della vicenda ha parlato anche la psicologa dello sport Marisa Muzio: "Questi dati in effetti non mi sorprendono. Confermano studi e ricerche condotte negli anni e la mia attività professionale sul campo. Attenzione all’allarmismo: la depressione ha tanti livelli di gravità, come non c’è dubbio che lo sport d’alto livello sia un grande generatore di ansia. Non credo, però, che manchino gli strumenti per intervenire, o meglio, per prevenire. Piuttosto è ancora carente una corretta cultura di gestione della dimensione mentale dell’atleta". 
Muzio ha inoltre affrontato la situazione dei calciatori del 'Belpaese': "In Italia, soprattutto nello sport dei campioni stanno aumentando le domande di intervento dello psicologo. Il fatto positivo è che le maggiori richieste nascano non necessariamente da situazioni di bisogno, o di disagio. Piuttosto, colgo che c’è una maggior consapevolezza dell’importanza del lavoro mentale, che può aumentare resilienza, concentrazione, empatia, o l’intelligenza emotiva. Quest’ultima è così importante nello spogliatoio. Proprio l’emotività di un atleta, se attivata nel modo corretto, migliora la performance. E non si parla solo dei giocatori: sono anche le competenze chiave di una leadership efficace in panchina". 

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